venerdì 14 dicembre 2012

Come quando d'inverno si cammina controvento nell'aria gelata e il respiro manca.

  
 
 
 
Il freddo là fuori toglie il respiro.
Dentro ancora di più.
 
Calore è il suono della tua voce
che ascolto come musica.
Nel mio dolore è ventata d'amore,  
al di là dei pesi e dei contrappesi.
 
Alla fine ti lascio "un bacio"
ma eri già lontana
nel pianto per un dolore diverso.
 
Rimane il freddo
che ghiaccia le lacrime, e strangola
fino a fermare il battito,
 nella musica della tua voce
che mi ridà respiro.

Iperipo3






giovedì 13 dicembre 2012

Perchè le akebia continuano a maturare, ancora e ancora in questo mondo?


           ...nel dolore dell'assenza mi riempie quest' amore che ti cerca oltre i miei limiti





Alla fine dell’estate chi è stato l’ultimo a uscire dal mare?
L’ultimo è tornato a casa senza chiudere il coperchio del mare
E da allora per tutto questo tempo il mare è rimasto scoperchiato
I ciliegi, le dalie, le creste di gallo
I girasoli e i papaveri
Perché continuano a fiorire
Ancora e ancora
In questo mondo senza te?

La terra è sommersa fino alle ginocchia dall’acqua del mare
Le maree aumentano e influenzano la luna
E visto che il mare è rimasto scoperchiato
La luna si è gonfiata in un plenilunio fasullo
Non guardare il viola all’esterno
Dell’iride che circonda la luna: è un veleno!
I melograni, le akebia, i fichi
I mirtilli, le fragole di bosco e l’uva selvatica
Perché continuano a maturare
Ancora e ancora
In questo mondo senza te?

Le donne piangono e anche gli uomini piangono guarda!
La tristezza gli arriva all’altezza dei pantaloni
E visto che il mare è rimasto scoperchiato
La notte si estende sempre più senza mai sovrapporsi
Ormai è da giorni che siamo fermi a ieri
Nessuno in città se n’è accorto
Orione, Canopo, Perseo,
Cassiopea e l’Orsa Maggiore
Perché continuano ad apparire
Ancora e ancora
In questo mondo senza te?

Di qui in avanti io
Incontrerò ancora molte persone
“Buongiorno” “Bel tempo, eh?” “Che pioggia fastidiosa!” “Stia bene!”
In questo mondo senza te…

Buongiorno Buonasera Scusi, che ore sono? Siete stati tutti bene dall’ultima volta che ci siamo visti? Permesso? Ti amo Ci vediamo dopo Ultimamente le giornate si sono accorciate, eh? Anche oggi c’è un’umidità terribile Bene o male, anche quest’anno sta per finire Dicano pure quello che vogliono, niente batte il mare d’estate Addio, non ci vedremo mai più! Pronto? Pronto? Le chiedo scusa per l’altro giorno Le chiedo perdono per l’altro giorno Le chiedo venia per l’altro giorno Le chiedo… Al momento siamo assenti A ogni modo, piove moltissimo…

Alla fine dell’estate chi è stato l’ultimo a uscire dal mare?
L’ultimo è tornato a casa
senza chiudere il coperchio del mare
E da allora per tutto questo tempo il mare è rimasto scoperchiato.
 
Hara Masumi
 


domenica 9 dicembre 2012

Ho cercato un luogo dove l'anima potesse tornare alle sue ombre


L'anima ha bisogno di raccogliersi nel silenzio di un luogo lontano , dopo che la musica gioiosa l' ha ubriacata. In questa sera fredda di tardo autunno cerco un dove per starmene con lei .
Mi ritrovo a percorrere un lungo colonnato semideserto illuminato da lanterne che rilasciano delle luci fioche.
Mentre cammino mi si aprono alla vista , in successione , una serie di cortiletti delimitati con colonne imprigionate da glicini invadenti. Nel mio andare incontro poche persone , perlopiù chiuse nei loro pesanti cappotti , che si attardano parlando sottovoce.
Alle pareti sono esposti alcuni quadri/sculture di un pseudo pittore che si affanna a trovare le parole giuste per spiegare a una cinepresa l'arte che non c'è nelle sue opere.
Lo ascolto distratto mentre osservo quei quadri che non mi muovono dentro nulla.
Nel frattempo le ultime persone  già si allontanano frettolose vista l'ora prossima alla cena ; probabilmente sono dirette verso casa . Tutto in questo intorno volge verso una quiete surreale.
Quando la giornalista con la sua cinepresa e il suo artista si allontanano , scambiando gli ultimi accordi sulla pubblicazione del filmato, rimango solo in questo silenzio che assume una sua  fisicità.
In questo momento colgo in me un senso di libertà . Mi impossesso di questo spazio e lo sento mio.
Assaporo finalmente il silenzio e lo percorro ascoltando il rumore dei miei passi.




Mi ritrovo seduto su un muretto. Di fronte a me si apre il giardino di un piccolo chiostro dove i rumori della città non arrivano. In verità se mi concentro li percepisco ancora , ma molto lontani e ovattati. Me ne stò qui con una tua poesia tra le mani avvolto da una pace inverosimile.
Le luci del giorno ormai declinano alle tenebre e a fatica lo sguardo riesce a cogliere i dettagli del giardino tanto è fitta la penombra. 
I pensieri vagano liberi e si cullano ancora tra quelle note che mi hanno riempito fino a pochi istanti fà. L'anima invece ormai ha spostato il suo baricentro sui versi della poesia.
Mentre stò in questo stato onirico ho la sensazione di percepire la presenza di persone a mè care. Alzo gli occhi e con lo sguardo apro le ombre di questo giardino oscuro.
In fondo , vicino al muro di cinta , in un angolo buio mi accorgo che su una panca , tra i rami e le foglie cadute , c'è una donna con una ragazza dormiente fra le sue braccia che ascolta il silenzio con me.


 
 
 
La musica inganna.
Trasforma il dolore.
Allontana la realtà.
Avvicina le distanze.
E' calice di felicità
virtuale che inebria.
 
Finito il placebo,
ostinata l'anima torna 
ad aprire le ombre.
Chiede tregua
e io non ho più pretese
la lascio riposare
nel silenzio.


Daniel Barenboim: la musica per la pace. Ma per andare a prendere il Nobel ci vuole il frac e lui non ce l'ha più il frac.







 

 
 
Intervista a Barenboim il grande maestro che ha voluto entrambi i passaporti , quello palestinese e quello israeliano .

A proposito dell’impegno di Barenboim affinchè si riconosca internazionalmente la leggittimità a coesistere di due Stati , quello palestinese e quello israeliano con pari dignità, sulla stessa terra , l’intervistatore si rivolge  a lui  dicendogli:
“ Con riferimento alla situazione israelo-palestinese volevo parlare con lei del ruolo della cultura e della musica all’interno di quei problemi così drammatici."
Poi aggiunge : "Io guardo lei e non so perché vedo un po’ Stoccolma. Il premio Nobel per la pace come si comporta?”
E Barenboim risponde.
“ Ma scusi…bisogna definire esattamente perché si dà il premio Nobel per la pace?  Ultimamente si è dato per ragioni che non sono sempre state così chiare.
Io considero che il mio lavoro , e lo dico senza nessuna falsa modestia , non è per la pace. Il mio lavoro non è questo.
Il mio , è il lavoro per svegliare la curiosità della gente della regione , ebrei , mussulmani , cristiani e secolari di tutti e tre , affinché vedano che c'è una possibilità che israeliani e palestinesi vivano insieme o uno accanto all’altro ma sicuramente non spalle contro spalle. Questo è il mio lavoro. Questa non è la pace.
La pace è qualche cosa che si decide con tanti elementi di giustizia, di giustizia morale , di giustizia politica…e di tante altre cose da affrontare.
C’è tanta gente che non riconosce quello che stiamo facendo noi.
Quanta gente a Ramallah ( dopo il concerto del 2005) mi ha detto:  “ Non vogliamo vedere palestinesi e israeliani suonare insieme mentre l’esercito israeliano è qui a Ramallah o a 50mt.”.
Lo capisco …e in Israele lo stesso.
Dunque quello che io faccio , e lo  ripeto non per falsa modestia , non è un lavoro per la pace . E’ un lavoro che è il risultato di un pensiero  , su un modo per vivere meglio nella regione, ma non è la pace.
E poi…per andare a prendere il Nobel bisogna avere il frac …e io non ce l’ ho il frac.




 
Io ho formato un’orchestra europea per andare a suonare a Gaza. Io ho sempre voluto andare a suonare a Gaza e con la West-Eastern Divan Orchestra non potevo andare perché con gli israeliani non era possibile.
Ho formato un’ orchestra buonissima con membri della Orchestra Staatskapelle di Berlino , della  Filarmonica di Berlino , della Filarmonica di Vienna , dell’orchestra di Parigi e della Scala, e siamo andati a suonare a Gaza. Abbiamo passato una giornata indimenticabile.

Alla fine del concerto un signore palestinese mi disse “ Grazie, grazie, grazie, grazie…” e io  dico “No,siamo noi che dobbiamo ringraziare , per noi è stato un’occasione molto speciale , eccetera, eccetera.”
E lui “ No, no , lei non capisce. E’ molto importante che lei sia venuto qui.”
E io  avevo detto “ Ma io sono israeliano . Sono palestinese , ma io sono anche israeliano.”
E poi finalmente gli dico “ Ma perché è così importante che io sia venuto? Perché è così importante per lei che io sia venuto qui con questi musicisti a fare questo concerto?”
E lui mi ha risposto con una frase che non dimenticherò mai , perché è il più grande complimento che ho ricevuto in tutta la mia vita e la mia è un’assai lunga carriera , io sono dal 1950 sul palcoscenico dunque sono già 62 anni.
Lui mi disse: “ Perché noi a Gaza abbiamo l’impressione che il mondo ci ha dimenticato. Qualche volta qualcuno si ricorda di noi e ci manda del mangiare o la medicina, e siamo veramente molto contenti di questo , e ci aiuta.
Ma questo si manda anche per gli animali. Anche loro hanno bisogno del mangiare e hanno bisogno della medicina. Lei invece con questo concerto ci ha ricordato che siamo degli esseri umani.”

Nils Petter Molvaer - Baboon Moon




sabato 8 dicembre 2012

Our favorite things: Marc Copland bei Jazz à La Villette



 

Cristina Alziati: incontro con una donna. Madre...non solo di Sofia.

 

Mi ritrovo davanti a te  quasi casualmente.
Vivo la tua voce che mi recita queste parole.

L’ascolto la tua voce e sento la sua forza
nonostante la tua apparente fragilità,
e mi apro a una melodia poetica
la cui intensità commuove.

Di questa esperienza,
di questo incontro inaspettato che il caso mi ha donato,
voglio semplicemente scriverti
che è stato un frammento di vita vissuto
che mi rimarrà dentro come esperienza carica di bellezza.

Fin da quando i nostri sguardi si sono avvicinati,
ti ho riconosciuta donna amica senza sapere ancora niente del tuo scrivere,
senza sapere che poi mi avresti regalato questa lettura.

Poi ascoltandoti , sentendo la tua sensibilità, le tue parole, la tua voce,
è stata solo conferma di quel sentire ad istinto.

Grazie amica donna.
Madre non solo di Sofia.

 
Iperipo3


 

Ricapitolazione

In una notte come questa, e lontana
qualcosa mi aveva inciso nella mente
come elenchi i nomi. lo da allora
quando chiamo la terra e la casa
la dolcezza il pane, e dentro
c'è una notte come questa, io
quando dico terra,
è disfarla, dico, la terra - è farla

- quando dico mattina ed è questa
in cui guardo Sofia andare a scuola
con altri bambini, e domando
dove ora saranno i bambini dei fuochi
i soldati bambini, quando dico
mattina, e quegli altri, con i loro
giocattoli-mina quando dico bambini -


 
Cristina Alziati



 

I bambini giocano





 


I bambini giocano
I bambini giocano alla guerra.
E' raro che giochino alla pace
perché gli adulti da sempre fanno la guerra,
tu fai "pum" e ridi;
il soldato spara e un altro uomo non ride più.
E' la guerra.
C'è un altro gioco da inventare:
far sorridere il mondo, non farlo piangere.
Pace vuol dire che non a tutti piace lo stesso gioco,


che i tuoi giocattoli piacciono anche agli altri bimbi
che spesso non ne hanno, perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini non sono dei pasticci;
che la tua mamma non è solo tutta tua;
che tutti i bambini sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.
 
 
di

Bertolt Brecht