giovedì 26 novembre 2015

La luce c'è.


Un luogo silenzioso e solitario dove l’Anima ci arriva quasi per caso
e lì sente la necessità di fermare il passo.
Un bisogno di stazionare per liberare la sua essenza più nobile.
 
Ascoltare le mutazioni della luce nei suoi giochi a creare disegni fantastici.
Arabeschi di rami e foglie in controluce sovrapposti a un cielo etereo.
Specchio d'acqua calma striata dai riflessi multicolori
oscillanti alla prima brezza d’inverno,
dentro una corolla di montagne evanescenti
sospese in aria senza peso. 
 
Sussurri di uccelli dentro traiettorie veloci,
fruscio di vento vagante dolcemente nei canneti,
sciabordio leggero di onde infinitesime a riva.
 
Nel tempo che ha sospeso il suo movimento
l' Anima sonda il non visibile di quello spazio
e ne assapora i segreti più lievi e nascosti.
 
 
L'Anima lì ritrova le sue radici primordiali
e accumula bellezza di fragranze visive inebrianti.
 
L'Anima si riempie di significato e non vorrebbe mai andarsene,
ha solo necessità di condividere il fascino di quella solitudine segreta
con un Noi semplice e multiforme.
 
Iperipo3

 
 
 
Dunque c’è la luce
e ogni foglia è attaccata al ramo
con esatto amore
e ogni foglia in orario
lascia il ramo
con audace resa
e ogni uscire dalla soglia
del corpo è ricevuto
con unanime benvenuto
da quella scienza della gioia
che proprio ora proprio qui
riempie il foglio di ghirigori
per dirti che dunque
la luce c’è.
 
Chandra Livia Candiani





 
 
 
 
Ci sono stati anni in cui mi era più facile sentire di essere l’albero che vedevo fuori dalla finestra che quel che sentivo in questo corpo, in questa mente, mi ero estranea, forse ero mezza pazza, ma il mondo mi ha salvato, con tutti i suoi significati sospesi ne ha dato uno anche a me: accoglierlo”.
 
Chandra Livia Candiani