giovedì 30 gennaio 2014

Il Mistero del grande spreco.




 
 
Seminario di sogno

Quattro miliardi di uomini sulla terra.
E tutti dormono, tutti sognano.
In ogni sogno si affollano volti e corpi.
Gli uomini sognati sono più di noi.
Ma non occupano spazio...
Accade che ti addormenti a teatro.
A metà dell'opera cadono le palpebre.
Un attimo di doppia esposizione: là davanti
la scena è traversata da un sogno.
Poi la scena scompare, la scena sei tu.
Il teatro nella profondità autentica!
Il mistero dell'esausto regista!
Sempre nuovi copioni da studiare...
Una camera. E' notte.
Il cielo buio scorre attraverso la stanza.
Il libro su cui qualcuno si è addormentato
è ancora aperto
e sta ferito sull'angolo del letto.
Gli occhi del dormiente si muovono,
seguono il testo senza lettere
di un altro libro -
miniato, senile, veloce.
Una vertiginosa commedia che si stampa
davanti alle mura claustrali delle palpebre.
Esemplare unico. E' qui, proprio ora!
Domani tutto sarà cancellato.
Il mistero del grande spreco:
L'annullamento...come un turista che viene fermato
da sospettosi uomini in uniforme -
gli aprono la macchina fotografica, svolgono il rullino
e lasciano che il sole uccida le immagini:
così la luce del giorno oscura i sogni.
Cancellato oppure solo invisibile?
C'è un sognare-fuori-raggio visivo
perennemente in funzione. Luce per altri occhi.
Una zona dove pensieri striscianti imparano a camminare.
I volti e le figure formano nuovi gruppi.
Ci muoviamo su una strada, fra uomini,
nel calore solare.
Ma altrettanti, o forse più, che non vediamo
stanno dietro oscuri edifici
che si levano da entrambi i lati.
A volte uno di loro si avvicina alla finestra
e getta uno sguardo in basso verso di noi.



(Tomas Tranströmer)
 
 

Grazia Apisa Gloria legge "Seminario di sogno" di Tomas Tranströmer

venerdì 24 gennaio 2014

Melodia.


Hai accarezzato il mio silenzio
col tuo canto armonioso.
Mi hai condotto alla danza
ed abbiamo ballato
fino ad allentare i pesi.
Le nostre anime
ora risuonano all'unisono,
leggere
nell'estasi del sentimento.
Infinite parole melodiose.

iperipo3
.
 



Semplicemente essermi fermato.
 
Come potessi cominciare
dove si è fermata la mia voce, io
stesso
suono di una parola
 
che non posso dire.
 
Tanto silenzio
da portare in vita
in questa carne pensosa, il battente
tamburo di parole
dentro, tante parole
 
perse nel vasto mondo
dentro di me, e quindi avere saputo
che mio malgrado
 
sono qui.
 
Come se questo fosse il mondo.
 
"In memoria di me"  di Paul Auster.





martedì 14 gennaio 2014

Paolo Ruffilli : «masticata, digerita, gustata»...«di quanta morte/ necessita la vita/ per fiorire».





 
L’accendersi e
lo spegnersi
(per caso?) della vita
la traccia luminosa
la scia che lascia
dietro a sé
quello che è stato
amato o non amato
comunque sconosciuto
la gioia e il lutto:
precipitato, tutto,
nel cieco vaso
tra le braccia del buio.
L’orma appassita
eppure rifiorita
di ogni cosa.
L’ombra e l’odore
neppure più il colore
il pensiero pensato
della rosa.


di Paolo Ruffilli " La gioia e il lutto "



 

 

lunedì 13 gennaio 2014

Uno non ha un perché o poiché o benché. Io , essere complicato e complesso e contorto ... come te e diverso da te. Arabeschi fantastici uno per uno.



 
se succede tutto l'impossibile
( e qualsiasi cosa è più giusta
di quanto libri
progettino)
anche il maestro più ottuso indovinerà
(corriamo
saltiamo
giriamogli attorno)
che nulla è qualcosa come l'uno
 
uno non ha un perché o poiché o benché
(e boccioli meglio sanno
di quanto libri
non crescano)
uno tutto è di vecchio essendo ogni cosa nuova
(con un che
quale
girando veniamo chi)
uno è tutto così
 
così mondo è una foglia così albero è un ramo
(e uccelli cantano più dolci
di quanto libri
dicano come)
così qui è via così il tuo è un mio
(tuffiamoci
su
voliamogli attorno)
sempre mai fu prima d'ora
 
ora ti amo e tu ami me
(e i libri son più chiusi
di quanto libro
mai è)
e fisso nell'alto non fa che cadere
(gridando
ciascuno
noi tutti a girare)
quel qualcuno che chiama è noi
 
brilliamo più perfino del sole
(siamo in tutto più grandi
di quanto libri
intendano)
siamo ogni qualsiasi cosa più di credere
(con una giravolta
saltiamo
la vita siamo vivi)
siamo fantastici uno per uno.
 
 
 
da " 1x1 (One Times One )" di E.E. CUMMINGS
 
 
 
 


 

giovedì 9 gennaio 2014

La conchiglia bella al margine dell'infinita verità.





 
 
 
Mi sembra di essere stato solo un
ragazzo che gioca sulla riva del mare,
divertendosi a trovare ogni tanto un
ciottolo più levigato o una conchiglia
più bella delle altre , mentre il grande
oceano della verità si stendeva tutto
da scoprire di fronte a me.
 
Sir Isaac Newton
 
 
 
 
 

 
 

giovedì 2 gennaio 2014

La mia(tua) cella...un tempo, di un inverno lontano, in cui la mia(tua) anima si era dileguata.



 
 
Chiuso(a) nella tua cella, hai misurato
passo passo l'intero spazio
con assoluta precisione. Poi
hai scandagliato le misteriose
geografie delle pareti e indagato
con cura la struttura delle sbarre
e della porta: ora eri tu la cella
e la cella ti aveva reso ombra,
pura potenza del pensiero -
presenza intima e costante
nella lontana vita dell'amata(o):

dimentico(a) del corpo,
l'anima tua si era dileguata.


da La Trappola, "Guardando Ferro 3, la casa vuota" 
di Franco Marcoaldi
 
 

mercoledì 1 gennaio 2014

Traccia di rugiada in un'alba crescente.





 
Guardavo nella notte  il cielo oscuro,
sfavillavano lontano punti di stelle
e perduto a me stesso vagavo
smarrito e contratto nell’indefinito.

 
Sei entrata nella mia vita
portando in dono poesie avvolgenti.
Tu rosa bianca festosa,
bellezza sfacciata nell’ombra.

 
Polo d’attrazione di luce dispersa
nello scenario del mio universo.
Meraviglia che apre ancora
spazi senza limiti alla vita mia.

 
Stesso infinito che so riconoscere
dentro una traccia di rugiada posata sul muschio,
illuminata solo dall’ incerta luce di un’alba crescente,
in un gelido mattino d’inverno.
 
Iperipo3