domenica 16 giugno 2013

Torna a vivere l'aria

 
 
 
 
Lo ripete anche l’aria che quel giorno non torna.
La fìnestra deserta s’imbeve di freddo
e di cielo. Non serve riaprire la gola
all’antico respiro, come chi si ritrovi
sbigottito ma vivo. E’ finita la notte
dei rimpianti e dei sogni. Ma quel giorno non torna.
Torna a vivere l’aria, con vigore inaudito,
l’aria immobile e fredda. La massa di piante
infuocata nell’oro dell’estate trascorsa
sbigottisce alla giovane forza del cielo.
Si dissolve al respiro dell’aria ogni forma
dell’estate e l’orrore notturno è svanito.
Nel ricordo notturno l’estate era un giorno
dolorante. Quel giorno è svanito, per noi.
Torna a vivere l’aria e la gola la beve
nella vaga ansietà di un sapore goduto
che non torna. E nemmeno non torna il rimpianto
ch’era nato stanotte. La breve finestra
beve il freddo sapore che ha dissolta l’estate.
Un vigore ci attende, sotto il cielo deserto.
 
CESARE PAVESE
 
 

venerdì 14 giugno 2013

Oggi mi vesto di seta e d'amore. Suoniamo, ma tu cosa guardi cantando nei tuoi prati?



 Vuei a è Domènia,
 doman a si mòur,
 vuei mis vistís
 di seda e di amòur.
 Vuei a è Domènia,
 pai pras cun frescs piès
 a sàltin frutíns
 lizèirs tai scarpès.
 
 Ciantànt al me spieli
 ciantànt mi petèni.
 Al rit tal me vuli
 il Diàul peciadòur.
 Sunàit, mes ciampanis,
 paràilu indavòur!
 Sunàn, ma se i vuàrditu
 ciantànt tai to pras?"
 
 I vuardi il soreli
 di muartis estàs,
 i vuardi la ploja
 li fuèjs, i gris.
 I vuardi il me cuàrp
 di quan'ch'i eri frut,
 li tristis Domèniis,
 il vivi pierdút.
 "Vuei ti vistíssin
   la seda e l'amòur,
  vuei a è Domènia
   domàn a si mòur".


 
OSLO JAZZED OUT - BUGGE WESSELTOFT from KIDAM

 

Oggi è Domenica,
 domani si muore,
 oggi mi vesto
 di seta e d'amore.

 Oggi è Domenica,
 pei prati con freschi piedi
 saltano i fanciulli
 leggeri negli scarpetti.

 Cantando al mio specchio,
 cantando mi pettino.
 Ride nel mio occhio
 il Diavolo peccatore.

 Suonate, mie campane,
 cacciatelo indietro!
 "Suoniamo, ma tu cosa guardi
 cantando nei tuoi prati?"

 Guardo il sole
 di morte estati,
 guardo la pioggia,
 le foglie, i grilli.

 Guardo il mio corpo
 di quando ero fanciullo,
 le tristi Domeniche,
 il vivere perduto.

 "Oggi ti vestono
 la seta e l'amore,
 oggi è Domenica,
 domani si muore".

 

“Vuei a è Domènia, doman a si mòur."
Di Pier Paolo Pasolini





 

lunedì 10 giugno 2013

La scarpetta di Cenerentola ovvero l’enigma della libertà


 
 
 
Da piccoli giocavamo a nascondino.
Non so se ti ricordi i nostri giochi.
Tutti si nascondono, uno ha da aspettare
La faccia contro il muro o contro un albero
La mano copre gli occhi finché l’ultimo
Ha trovato il suo rifugio, e chi vien visto
gareggia nella corsa con chi cerca.
Se giunge primo all’albero può dirsi
Libero, altrimenti ha da fermarsi sull’istante
 E pare che quel colpo di mano
contro il muro o contro l’albero lo inchiodi
A terra come la pietra di una tomba.
Non può muovere un passo finché l’ultimo
Non è stato trovato. E se l’ultimo
E’ ben nascosto non lo si trova più.
Così tutti costoro che impietriti
Stanno come monumenti di se stessi
Aspettano quest’ultimo. E talvolta
capita che chi è nascosto muoia
E il suo rifugio non viene trovato
Né alcun moto di fame può strapparlo
Alla sua morte, che lo ha sorpreso altrove
perché i morti non sentono la fame.
In questi casi non c’è resurrezione.
Chi cerca ha rivoltato quattro volte
Ogni pietra, e ora ha da aspettare
 La faccia contro il muro o contro l’albero
La mano copre gli occhi, finché il mondo
Non gli è passato accanto. Lo vedi dal suo passo.
Fratello, copri gli occhi con la mano.
Ma agli altri inchiodati da chi cerca
A terra con quel colpo della mano
Contro il muro o contro l’albero perché
Non sono stati rapidi a fuggire
Dal loro rifugio così poco sicuro
Manca la mano per coprirsi gli occhi
Poiché non possono muoversi e neppure
chiuderli, gli occhi, stando alla regola.
E aspettano come pietre al cimitero.
L’ultimo sguardo con gli occhi spalancati.
 
Heiner Müller


Se mi muovevo era per il vento


La notte palombara

Com’era dolce ieri immaginarmi albero!
Mi ero quasi in un punto radicata
e lì crescevo in lentezza sovrana.

Io ricevevo brezza e tramontana,
carezze o scuotimenti, che importava ?
Non ero io a me stessa gioia
né tormento,
io non potevo togliermi al mio centro,
io senza decisioni o movimento,
se mi muovevo era per il vento.


Patrizia Cavalli

 

 
 
 
 

L'inimmaginabile è immaginabile.





 
 
La fiera dei miracoli
 
Un miracolo comune:
l’accadere di molti miracoli comuni.
Un miracolo normale:
l’abbaiare di cani invisibili
nel silenzio della notte.
Un miracolo fra tanti:
una piccola nuvola svolazzante,
e riesce a nascondere una grande pesante luna.
Più miracoli in uno:
un ontano riflesso sull’acqua
e che sia girato da destra a sinistra,
e che cresca con la chioma in giù,
e non raggiunga affatto il fondo
benché l’acqua sia poco profonda.
Un miracolo all’ordine del giorno:
venti abbastanza deboli e moderati,
impetuosi durante le tempeste.
Un miracolo alla buona:
le mucche sono mucche.
Un altro non peggiore:
proprio questo frutteto
proprio da questo nocciolo.
Un miracolo senza frac nero e cilindro:
bianchi colombi che si alzano in volo.
Un miracolo – e come chiamarlo altrimenti:
oggi il sole è sorto alle 3,14
e tramonterà alle 20.01
Un miracolo che non stupisce quanto dovrebbe:
la mano ha in verità meno di sei dita,
però più di quattro.
Un miracolo, basta guardarsi intorno:
il mondo onnipresente.
Un miracolo supplementare, come ogni cosa:
l’inimmaginabile
è immaginabile.
 
Wislawa Szymborska

mercoledì 5 giugno 2013

La luce filtra goccia a goccia






In the Morning you Always come Back


  Lo spiraglio dell'alba
respira con la tua bocca
in fondo alle vie vuote.

...
Luce grigia i tuoi occhi,
dolci gocce dell'alba
sulle colline scure.

Il tuo passo e il tuo fiato
come il vento dell'alba
sommergono le case.

La città abbrividisce,
odorano le pietre
sei la vita, il risveglio.

Stella sperduta
nella luce dell'alba,
cigolio della brezza,
tepore, respiro
è finita la notte.

Sei la luce e il mattino.





  Cesare Pavese


 

sabato 1 giugno 2013

Adesso che Maggio finalmente se n'è andato una luce nuova dà un senso alle ombre e ai colori... porta con sè altro movimento.



La terra è fatta di cielo.
La menzogna non ha nido.
Mai nessuno s’è perduto.
Tutto è verità e cammino.

 Fernando Pessoa

 


 
L'origine dell'esistenza è il movimento.
In essa quindi non può esistere l'immobilità,
perché se l'esistenza fosse immobile
tornerebbe alla sua origine che è il nulla.
Per questo il viaggio non cessa mai,
non nel mondo superiore
e non in quello inferiore.
 
Ibn al' Arabi