Dunque gli uomini che decidono la politica italiana - e in definitiva la nostra vita -
primo: non sanno nulla, o fingono di non saper nulla, di ciò che è radicalmente cambiato nel "potere" che essi servono, praticamente detenendolo e gestendolo;
secondo: non sanno nulla, o fingono di non saper nulla, sull'unica "continuità" di tale potere,
cioè sulla serie delle stragi.
Ciò è scandaloso. E io sono scandalizzato: a rischio di essere anche ingeneroso e conformista
(come è sempre chi è scandalizzato, e si fa, quindi portavoce di un sentimento comune e maggioritario, non privo di qualunquismo).
E' chiaro comunque che fin che i potenti (..) taceranno sul cambiamento traumatico del mondo avvenuto sotto i loro occhi, un dialogo con loro è impossibile.
Ed è altrettanto chiaro che fin che i potenti (..) taceranno su ciò che invece, in tale cambiamento, costituisce la continuità cioè la criminalità di Stato, non solo un dialogo con loro è impossibile,
ma è inammissibile il loro permanere alla guida del paese.
Del resto c'è da chiedersi cos'è più scandaloso: se la provocatoria ostinazione dei potenti a restare al potere, o l'apolitica passività del paese ad accettare la loro stessa fisica presenza
("...quando il potere ha osato oltre ogni limite, non lo si può mutare, bisogna accettarlo così com'è", Editoriale del "Corriere della Sera", 9-2-1975)
Pier Paolo Pasolini - 18Febbraio 1975