domenica 22 febbraio 2015

Ogni volta che lo leggo...tu ci sei. Bellezza e poesia.




 
 
- Padre, sai cosa prova il prato?
- Vuoi dire l'erba?
- Sì, l'erba, i fiori. Anche quello che non è erba e fiori.
La terra, gli animali, i piccoli sassi, le radici.
Il prato. Tutto il prato. Sai cosa prova?
- Ti ascolto, - e Ganuan avvicinò la testa a quella del figlio.
- Il prato sente una stanchezza felice, -disse il bambino,
con il tono di chi rivela un segreto,
- come quando si corre molto nel gioco. Il prato ha corso molto...
Tacque all'improvviso.
Il burban restò in silenzio, con la testa vicinissima, ad aspettare.
- Il prato ha corso molto, - rispose Madurer,
- con gli insetti e i semi e il vento. Anche i suoi colori sono andati lontano.
Andati e tornati molte volte. Poi...
Si assopì improvvisamente,
bruscamente, come gli accadeva sempre più spesso.
Il burban sollevò prima la testa, poi il busto.
Seguì in silenzio il lieve movimento delle spalle di Sakumat che dipingeva.
Il sonno del bambino fu breve.
Si svegliò senza soprassalto,
e riprese a parlare come se il sonno fosse stato solo una pausa del respiro.
- Il prato non sente il sopra e il sotto,- disse.
- Cosa vuoi dire, Madurer?- chiese il burban tornando a chinarsi.
- Non sente le radici nella terra e gli steli nell'aria, - disse Madurer,
- non sente il dentro e il fuori. Capisci?
Il burban tacque.
- Guarda là, padre,- disse il bambino indicando attorno,
-vedi, le radici del prato sono nel cielo della terra, e i fiori sono radici nell'aria.
Con la mano aperta copriva da lontano la fascia dipinta sulla parete.
- I fiori sono radici nell'aria. Gli animali entrano ed escono, sono dentro e fuori.
Entrano nella terra, escono dal cielo. Il prato li protegge nel loro passaggio.
Li protegge. Li sente tutti e li protegge.
Ganuan sollevò una mano del figlio e la baciò.
- E' vero quello che dice Sakumat, figlio. Tu sei un poeta.
Madurer sorrise.
- Il prato è un poeta, - disse, e nuovamente si assopì.
Sakumat aveva compiuto un altro giro.
Cambiò colori e pennelli, e cominciò a ripercorrere il prato,
come una nuova onda del tempo.
Aggiungeva spazio tra uno stelo e l'altro.
Troncava molti steli.
I fiori bruciavano in polvere e la terra mostrava la stoffa bruna oltre l'ultima erba.
 
(frammento tratto da "Lo stralisco" di Roberto Piumini- Einaudi Ragazzi)