I propri difetti irriducibili bisogna trasformarli in virtù.
Assodato che mi piace recitare davanti a me stesso, posso riscattare questa sciocca dispersione imparando a investirmi di parti ignote e vederle così svolgersi secondo la loro natura.
E' in fondo una premessa di poesia.
C.P
Bisogna cercare di inventare nuove
tecniche che siano irriconoscibili, che non assomiglino a nessuna operazione
precedente, per evitare la puerilità, il ridicolo. Costruirsi un mondo proprio,
con cui non siano possibili confronti, per cui non esistono precedenti misure
di giudizio, che devono essere nuove come la tecnica. Nessuno deve capire che
l’autore non vale niente, che è un essere anormale, inferiore, che come un
verme si contorce e striscia per sopravvivere. Nessuno deve mai coglierlo in
fallo di ingenuità. Tutto deve presentarsi come perfetto, basato su regole
sconosciute e quindi non giudicabili. Come un matto, si, come un matto, vetro
su vetro, perché non sono capace di correggere niente e nessuno se ne deve
accorgere. Un segno dipinto su un vetro che regge, senza sporcarlo, un segno
dipinto prima su un altro vetro. Ma tutti dovranno credere che non si tratti
del ripiego di un incapace, di un impotente. Niente affatto. Ma che si tratti
invece di una decisione sicura, imperterrita, alta e quasi prepotente. Nessuno
deve sapere che un segno riesce bene per caso, per caso e tremando; e che
appena un segno si presenta riuscito bene per miracolo, bisogna subito
proteggerlo, custodirlo, come in una teca. Ma nessuno, nessuno deve
accorgersene. L’autore è un povero tremante idiota, una mezza calzetta, vive
nel caso e nel rischio, disonorato come un bambino, ha ridotto la sua vita alla
malinconia ridicola e vive degradato dall’impressione di qualcosa di perduto
per sempre.
Ma perchè , improvvisamente mi fermo? Perchè guardo fisso davanti a me , come vedessi qualcosa? Mentre non c'è nulla di nuovo oltre l'orizzonte oscuro, che si disegna infinitamente diverso e uguale, contro il cielo azzurro di questo luogo immaginato dalla mia povera cultura?
Perchè , fuori dalla mia volontà, la mia faccia mi si contrae , le vene del collo mi si gonfiano , gli occhi mi si empiono di una luce infuocata? E perchè l'urlo, che, dopo qualche istante, mi esce furente dalla gola, non aggiunge nulla all'ambiguità che finora ha dominato questo mio andare nel deserto?
E' impossibile dire che razza di urlo sia il mio: è vero che è terribile - tanto da sfigurami i lineamenti rendendoli simili alle fauci di una bestia - ma è anche, in qualche modo, gioioso, tanto da ridurmi come un bambino.
E' un urlo fatto per invocare l'attenzione di qualcuno o il suo aiuto; ma anche, forse, per bestemmiarlo. E' un urlo che vuol far sapere in questo luogo disabitato , che io esisto, oppure, che non soltanto esisto,ma che so. E' un urlo in cui in fondo all'ansia si sente qualche vile accento di speranza; oppure un urlo di certezza, assolutamente assurda, dentro a cui risuona, pura, la disperazione.
Ad ogni modo questo è certo : che qualunque cosa questo mio urlo voglia significare, esso è destinato a durare oltre ogni possibile fine....
In questo tempo apocalittico gli uomini dal pensiero libero sono anomali.
In questo tempo in cui l' uomo deve farsi cane del cane e quindi divenire
avvezzo "del morsicare i deboli , se domina, e del leccare le mani , se
dipende"
In questo tempo gli uomini dal pensiero libero sono insopportabili ai cavalieri
ed ai papi. Ed allora mandiamoli all'inferno! Al rogo.
La gerarchia della chiesa non perde la sua vocazione . Intransigente col
pensiero libero , tollerante e omertosa con le sue nefandezze.
Alla parola spetta il compito di denunciare un tempo di cecità , un tempo
monco , di assenza di pienezza del vivere, un tempo di quasità:
E lei dirà, parola ora scoperta,
tutti i detti del vivere consueto:
quest'ora che sconforta e che conforta,
il non vedere, il non avere, il quasi essere.
e la speranza , per la natura di cui siam fatti , comunque rimane :
Dev'esserci un colore da scoprire ,
un recondito accordo di parole, dev'esserci una chiave per aprire
nel muro smisurato questa porta.
Dev'esserci un'isola più a sud,
una corda più tesa e più vibrante,
un'altro mar che nuota in altro blu.
Dichiarazione
No, non c'è la morte.
Neppure questa pietra è morta.
E non è morto il frutto che è caduto:
tutto in vita ritorna al tocco delle dita,
tutto respira al ritmo del mio sangue,
del soffio che lo sfiora.
Così, quand'anche la mia mano seccherà,
nel ricordo vivrà di un'altra mano,
e tacita la bocca serberà
il gusto delle bocche che ha baciato.
tratto
da " Le poesie" - Josè Saramago a cura di Fernanda Toriello-Ediz.
Einaudi
Quel fruscio senza senso, lo stesso di sempre che inghiotte tutti i rumori
Alla cieca cerco la mia strada.
Essere in viaggio per mai più ritornare.
Era un altro ascolto e un altro sguardo
una volta
quando tutto era un'altro ascolto e un'altro sguardo.
Ma poi erano proprio diversi?
Sotto le lampadine al chiaro di luna e nell’oscurità ovunque luce e fruscio ovunque un ascoltare e un guardare un fruscio che sovrasta tutto di viali vuoti pieni di sogni e nei miei giorni migliori un battito di cuore vagamente proiettato all’esterno o in qualche modo sprofondato all’interno gridare urlare piangere latrare più che profondo più che distante a grande, grandissima distanza riaffilatura della falce un suono penetrante e vicino, molto vicino, solo e sempre e ancora quel fruscio quel fruscio senza senso lo stesso di sempre che inghiotte tutti i rumori.
Di crepuscolo in crepuscolo
effimera promessa di luce. Si, ma l’intensità è costante sicura e lenta. Lo sguardo all’infinito e non si arrende è così. La forte tenerezza che si nasconde nella quiete silenziosa del fruscio la potenza dell’ascolto del silenzio e della comprensione.
Lo so, la speranza inganna
ma fa vivere; sopravvivere
e mangiare quello che non è capace di volare
Non va bene, vero?
Allora ricomincerò
Voglio ricominciare
Voglio cominciare
Sono così
Posso ricominciare
in ogni momento
io ricomincio
e ricomincio
E' difficile
ma ricomincio
Dimenticherò tutto
ma il rifiuto
non voglio mai dimenticarlo
non l'ho mai dimenticato
mai disimparato
Ho posato questo sacchetto sul piatto di una bilancia
e come contrappeso
una piuma
sull'altro piatto
Raggiungerà mai l'equilibrio?
Sì , un giorno starà in equilibrio
Lo sapevo
che non avreste riso
Conosco la sensazione
dello scacco
della sconfitta
Conosco quei musi seri
da una vita intera
Quei mascalzoni matricolati
che ti scocciano continuamente
su chi ha ragione e chi ha torto
Essere sempre cortese
Scusatemi
Non ce l'ho con voi
Ce l'ho con me stesso
No, anzi , ce l'avevo con questa formica
Questa qui, proprio davanti a me, gridava
Che ci stai a fare qui?
Sentite, qualche volta funziona
Qualche volta non funziona
Il più delle volte non funziona
come quando si tratta di volare
Si, allora perchè sono qui?
Ma io sperimento
Sperimento sempre di nuovo
Continuo a sperimentare di tanto in tanto
Forse per vedere insieme
le nostre ancore del desiderio
Forse il vero motivo è: la vanità
Una specie di desiderio imperioso
di raccapezzarmi a tutti i costi
Riuscite a capirlo?
Io mi rifiuto di capire
nella maniera in cui capite voi!
Io rifiuto
Io rifiuto di comprendere
Io non mi lascio ingaggiare così facilmente
E comunque me lo chiedono solo raramente per non dire
mai
Sono troppo pericoloso
Nessuno riesce a mettermi nel sacco
Nessuno mi può dirigere
Certo, ci sono delle eccezioni
perfino gratis
Gente isolata come me
Ma perfino quest' unico idiota
non può dirmi tutto quello che gli pare
Forse è per questo che sono qui
su questo patibolo
Immensamente solo
ma con un sogno
La risonanza
che viene dall'angusto corridoio
dell'accettazione
Non sempre è una condanna
Qualche volta c'era la chiamata
e cantavo il blues.
Ci
sono!
Sono completo
Esisto
Guardate
Sarà meglio che me ne torni all'inizio
A cercare l'avvenire
La vita, la luna...
A svolazzare un pò arrabbiato nella notte...
( di questa sala macchine senza tempo
piena di tubi, valvole, barriere, tensioni, velocità
In cui tutto funziona ad alta pressione
con precisione infallibile
e infinita ripetizione)
Ogni tanto succede
d’attraversare Piazza Fontana.
Come parecchie piazze di Milano
anche Piazza Fontana
con le sue quattro piante stente
e il suo perimetro sfuggente
come se ormai nessuna geometria
fosse non dico praticabile
ma neanche concepibile
più che una piazza vera e propria
è il rimpianto o il rimorso d’una piazza
o forse addirittura (e non per tutti
ma solo per chi da tempo coltiva
più pensieri di morte che di vita)
nient’altro che il suo nome.
«La vera Milano oggi non ha voce. Eppure
ancora esiste un suo volto interessante, una realtà sociale ricca e drammatica.
Tuttavia vogliono farci credere che esista solo il quadrilatero della moda»
la percezione di un pensiero
la percezione della musica nel colore
la percezione del colore nella musica
la percezione della luce al buio
la percezione del buio nella luce
colore, immagine, suono, parole
vorrei essere per un attimo quell'amica
entrare nei vapori e svaporare nel pensiero
e trascinare il respiro nelle percezioni dell'anima
oggi che riesco a respirare gioia da ogni tua parola
che prendo nella mente la tua immagine
e assaporo ogni goccia di sudore dalla tua pelle