In un inverno lontano e buio
mi son riempito gli occhi di gocce
d’acqua
sospese ad
offuscare la vista.
Al di qua della luce mi
son avvolto
in un dolore irrisolto
per una meraviglia solo immaginata.
Ho voluto camminare a modo mio
accompagnandomi a un desiderio di
morte nell’anima
vagando sulle tracce di una memoria
distorta.
Ora il mio risveglio è nella tua
primavera ,
esuberanza di trasparenze colorate
inaspettate
che mi riconducono ad un senso di
vita.
Avvolta da tessiture di fronde
oscure
ti ho riconosciuta nella profondità
del bosco,
ramo fiorito disegnato da un raggio
di luce.
Ho affiancato il mio passo al tuo
in un danzare di foglie silenziose
e il nostro andare dolce ci ha
portato a sostare a fianco del fiume.
Nell’armonia di una liquidità in
movimento,
la tua voce nei versi di Pavese è
musica,
note dipinte da riflessi di luce che
corrono a pelo d’acqua.
Travolti dalla vena fluida veloce
gli abbiamo affidato le nostre anime
e il mio canto si è intonato alla
tua voce melodiosa.
Nell’estasi della bellezza abbiamo
trattenuto i nostri sospiri
per pudore di ciò che può essere
ascoltato
solo dalle nostre anime in amore.
Iperipo
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