
Quando ero bambino mi
piaceva molto giocare a palla nel campo in fondo alla via , dove finivano le ultime case del paese prima dell'inizio della sconfinata campagna.
Era quello un modo per socializzare con gli altri per me che ero figlio di emigranti meridionali
e quindi , per quei tempi in Brianza, un
diverso da tenere in disparte.
Allora non si
avevano molte disponibilità per acquistare giochi e possedere il pallone era un
lusso riservato a pochi ragazzini nel mio rione. Di solito chi l’aveva era
figlio di una famiglia benestante e non era molto bravo a giocarci.
Quando si decideva
di giocare tutti insieme a palla e si riusciva a organizzare una partita era come un momento di festa. Superata l’euforia iniziale di
essersi messi tutti d'accordo , c’era sempre il problema di dove recuperare la
palla. Allora i più risoluti si organizzavano in delegazione e andavano a casa dell’unico
ragazzino che ce l’aveva per convincerlo a portarla al campo , con la promessa
che avrebbe giocato anche lui pur non essendo capace. Quando iniziava la partita e la palla cominciava a rotolare tra le nostre gambe di piccoli selvaggi scatenati ci sentivamo liberi e felici , padroni della bellezza del vivere , e correvamo nel “nostro grande prato verde” con la testa immersa nel cielo azzurro infinito e con noi anche i pensieri correvano tra le nuvole bianche.
Mi ricordo anche però l’insofferenza e la infinita delusione provata più volte per l’ incoerenza di quel bambino che , dopo aver acconsentito di mettere a disposizione “la sua palla” , nel bel mezzo del gioco senza preavviso , per un suo semplice capriccio , decideva perentoriamente di andarsene a casa portandosi via con se sottobraccio “la sua palla” costringendoci a interrompere quella felicità , semplice ma grande , lasciandoci tutti fuori gioco.
Si tornava a
casa in silenzio e delusi a testa bassa, come quando si subisce un’ ingiustizia.
Ripensandoci oggi forse lì ha origine la mia consapevolezza acquisita successivamente che qualcun altro ha sempre la possibilità e l’arroganza di condizionare la tua vita e il tuo senso di felicità.
Comunque ricordo anche che allora , nonostante l’amarezza più volte provata , rimaneva sempre la speranza di riuscire ad organizzare per l’ indomani un’altra partita e soprattutto di trovare una palla più coerente.
Nessun commento:
Posta un commento