mercoledì 28 agosto 2013

Rileggendo Goffredo Parise nel ricordo di mio padre.

In ricordo di mio padre , ormai scomparso da non so piu' quanti anni
e di cui non so il luogo dove si trovi adesso ...
ma mi  piace pensarlo seduto in un prato accanto alla sua amata bicicletta
con lo sguardo perso verso l'orizzonte intento a domandarsi 
dov'è il porto e dove il mare?

 
 
 
" Non aveva mai viaggiato , solo una volta si perse in bicicletta
e arrivo' all'alba in un paese di nome Porto Buffolé .
Udì il nome dagli abitanti, si spaventò pensando di essere al mare e corse via.
Dopo un po' si fermò su un ponte molto curvo e  senza acqua e si guardò intorno:
non c'era né il porto né il mare ma una grande distesa di prati di molte qualità di erba , falciati e da falciare , illuminati all'orizzonte da una luce verdastra di temporale.
Forse i prati finivano davvero nel mare ma molto lontano
un campanile pendente e appuntito stava sospeso su una fascia di pioggia.
Dove era il porto e dove il mare?
Questa domanda rimase sempre senza risposta e spesso, 
fumando seduto per terra nei campi ,
pensava a Porto Buffolé."

 

2 commenti:

  1. Anch'io voglio pensare a mio padre così...
    Che bel passaggio. E' tenero. Mi ha emozionato.
    Ciao.
    Nair

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  2. Io con mio padre per tutta una vita non ho avuto un rapporto facile. Però dentro di noi una certa forma di bene reciproco ce lo siamo sempre coltivato. Sai è quel bene non manifestato apertamente , senza contatto , guardandosi a distanza nei silenzi. Per scoprirne l'esistenza dovevi aguzzare la sensibilità e dovevi stare attento a non farti sfuggire i dettagli di piccoli gesti.
    Negli ultimi quattro anni della sua vita , durante la lunga malattia che poi l’ha portato alla morte , ci siamo spogliati dell’orgoglio stupido e ci siamo detti molte cose che avremmo voluto dirci da sempre.
    Fino all’ultimo , anche se ormai non poteva più usare la voce, i nostri occhi hanno continuato a parlarsi. In questo percorso è stato fondamentale per me l’aiuto di una persona cara, che amerò per tutta la mia vita per avermi fatto capire l’importanza del “ora o mai più” e che mi ha indotto a sciogliere quei nodi.
    L’avergli espresso finalmente senza maschere , abbracciandoci e anche piangendo quello che volevo sapesse del mio sentire inespresso mi ha consentito di mettermi in pace con lui e con me stesso.
    Sono sicuro che questo alla fine è servito soprattutto a lui per affrontare con più serenità il peso del suo ultimo viaggio.
    Adesso dopo anni che non c’è più lo ricordo con tenerezza e mi manca non vederlo più allontanarsi da casa con la sua bicicletta (… lui che era insofferente alle macchine) , per avviarsi nei suoi viaggi solitari dentro se stesso.
    Mi fa piacere sapere che anche per te quello scritto di Parise che ho riportato ha fatto ripensare con tenerezza a tuo padre. Un abbraccio Nair. Ciao .

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