martedì 2 aprile 2013

Un' idea senza dignità.

 
Sono giorni in cui non posso fare pause devo muovermi .
Ho necessità di un “fare” continuo . Fermarmi potrebbe essere pericoloso.
Nonostante tutta questa frenesia per anestetizzare il pensiero, quando meno me l’aspetto, mi ritrovo immerso nel mare di un passato che spinge in superficie un sentimento in lotta contro l’oblio di un tempo zavorra. Un tempo che scorre velocemente , come la catena di un’ancora gettata in mare , e lo porta con sé verso il buio degli abissi oscuri dell’indifferenza.
 
Sotto la superficie tranquilla di un mare d’ acqua morta e torbida come quella di un lago, lo guardo questo sentimento  in agonia con sufficiente distacco, senza pena e senza dolore ormai.
Lo vedo agitarsi ancora nei suoi ultimi sussulti nel tentativo disperato per riprendersi un respiro.
Ma tutto è vano non ha scampo , deve essere domato e la resa non è lontana.
Ormai  è  solo un naufrago stremato , quasi senza vita,  non può avere pretese.

Potrà riaffiorare  in superficie e riprendersi  la luce e la pace solo quando sarà completamente esamine.
Solo allora potrà restituire il senso di un’idea d’amore. Un tentativo di vana bellezza mai realizzata.
Un’idea , chissà forse solo immaginata , senza dignità per la quale non c’è stata neanche la pena e la cura di una degna sepoltura. Neanche il fiato per due parole di commiato. Come se non fosse mai esistita.
Un tempo disperso per un’idea inutile. Niente più.

Solo allora ci si potrà voltare di nuovo a guardare il mare … un’ultima volta. E forse si sentirà il freddo di un vuoto.
Forse rimarrà questo , quando si sarà ripresa la consapevolezza.
Ma sarà solo sensazione evanescente ...al di là del tempo.

 

 




 
 
Rimase dov'era.
... Lontano , un mero puntino sull’acqua illuminata dal sole, dove le onde si raccoglievano e cominciavano a formarsi , lo vide remare di nuovo con le braccia , poi alzarsi miracolosamente , muovendosi più veloce ora , e lo spettacolo si ripeté: la posizione in equilibrio , il quieto danzare sulla superficie dell’acqua , la repentina acquaforte del suo corpo contro il cielo nel momento esatto , sull’orlo dell’onda, in cui era sul punto di scivolare nella sua cavità e ricadere.
 
Anche quella era un’immagine che avrebbe serbato nella mente.
 
Jim, disse a se stessa, Jim, Jim , e si strinse un momento fra le braccia, alzando il viso verso la lieve brezza giunta con il pomeriggio , sentendone il freddo là dove scendevano le lacrime.
…avvicinandosi a lei, le apparve sfocato nell’istante prima della caduta.

David Malouf

 


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