lunedì 1 aprile 2013

La realtà e il vero assoluto , la diversità e la nostra natura...il 27 Marzo , io e un'amica a passeggio con Cesare Pavese.

Ci siamo concessi una giornata di estraneamento dalla quotidianità lontani dai silenzi vuoti. Abbiamo camminato in libertà nella bellezza della natura in compagnia del Poeta . Avevamo fame di parole piene , di parole pesanti.
Argomentare con punti di vista diversi , nel pieno di voci distinte dal silenzio o dal rumore , è stato rigenerante.

E poi ci si è trovati a discutere sul dolore e sull' incomprensione provocata da quella che spesso percepisci come una mistificazione della realtà da parte proprio delle persone con cui hai sentito forti sintonie e con cui hai condiviso tratti importanti della tua vita .
Una elaborazione di un vissuto che porta a sentirti estraneo da una realtà descritta e ricostruita in cui non ti riconosci e che non accetti per vera perché tu sei convinto che quella stessa realtà l’hai vissuta in modo diverso .  A questo proposito Cesare ci ha sottoposto un suo scritto su cui ci siamo ritrovati a discutere e pensare.

"Io , e credo molti , ricerchiamo non ciò che è vero in assoluto, ma ciò che noi siamo. In questi pensieri tu tendi con sorniona noncuranza a lasciare affiorare il tuo essere vero , i tuoi gusti fondamentali , le tue realtà mitiche. Una realtà che non abbia legame radicale nella tua essenza , nel tuo subconscio ecc., non sai che fartene.
In fondo , di Dio ti spiace proprio la sua massima qualità- che è staccato , diverso da te,lo stesso per tutti, eppure una cosa suprema.
Ma perchè accetti te - quel qualunque te che ti succede d'essere? In certo senso non è altrettanto oggetto il tuo io quanto l'io divino? Non credo sia per ambizione. Forse per pigriza? O convinzione che non serve a nessuno poggiarti su altro - coltivare qualità che non hai , trattare storie che non senti ecc.? Forse il difetto nasce appunto dalla tua educazione poetica , che ti ha avvezzato a credere soltanto alla tua vera natura."


Alla fine abbiamo concordato che quella che chiamiamo “realtà del vero” non è assoluta , essa è plurale e non solo nell’istante breve in cui la si vive ma anche nel tempo lungo quando la si ricorda… non è unica.
Questa dinamica è in ognuno di noi perché intrinseca nella nostra natura di persone pensanti e sensibili . E questo , se c’è apertura verso l’altro e se non c’è pregiudizio per ciò che è diverso dal nostro sentire , può essere anche stimolante e arricchente. Può aiutare l'altro e noi stessi a superare una visione ristretta della realtà filtrata dal proprio passato e favorire un processo di cambiamento e di evoluzione reciproco.


Quando invece , per “amor proprio” , questa dinamica viene utilizzata per piegare la realtà a una propria verità a qualsiasi costo , ritenendola l’unica possibile , negando quindi ostinatamente il confronto con l’altro sul piano del sensibile per evitare il rischio che quella verità possa essere incrinata , allora questa dinamica è disperante perché impedisce qualsiasi relazione comunicativa e se viene utilizzata sistematicamente induce alla frustrazione e alla sofferenza sia in chi la subisce e sia in chi l’utilizza perché “la realtà del vero” si allontana sempre più fino a smarrirla.




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