domenica 17 aprile 2016

Una corona di fiori.






Farfalle del colore dell’arenaria grigia, altre color caprifoglio.
Erba e fiori selvatici alti fino al ginocchio.
Petali sbiaditi dal sole tanto da essere quasi bianchi,
ma non bianco creta come quelle minuscole chiocciole che si trovano a volte sui terreni polverosi.
Delicati gladioli selvatici color ametista,
trasparenti e più piccoli della falange di un dito.
Papaveri rossi,
del rosso con cui un bambino dipinge il fuoco.
Papaveri sbiaditi,
appassiti,
le corolle reclinate delle macchie del vino.
Bassi affioramenti di roccia piatta,
liscia e grigia come il fianco dei delfini.
Il campo circondato su ogni lato da querce.
Morire in quel campo, il sangue che fluisce dentro la terra arida.
Essere uccisi da uno sparo,
cadere di traverso sui binari del tram,
il sangue che rende scivoloso l’acciottolato.

Descrivo la prima morte per intrecciare una corona di fiori per la seconda.

da “G.” di John Berger




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