" Parlava qualche parola di italiano, ma pochissime
e con una stupida grazia miagolante che completava il lessico.
Era pittore di paesaggi e di interni
e ogni giorno con la sua bicicletta giallo canarino usciva per Roma
o entrava nei palazzi con i suoi piccolissimi gessi:
stava lì un'ora , anche due se non cambiava troppo la luce ,
ma se la luce mutava e non era più così felice o così infelice come la sua felicità voleva che fosse
se ne andava dopo un quarto d'ora ;
tornava il giorno dopo quando il sole era alto oppure radente."
" Gli piaceva trovare il colore delle cose che passano,
soprattutto in quei momenti di luce infelice al mattino,
quando il sole è alle spalle ,
non ha ancora scaldato i muri, gli alberi e i prati
e tutto è ancora avvolto da qualche cosa di diurno che però
appartiene più alla luce della notte che al giorno.
Quella totale mancanza di luce diretta ,
o quella lampeggiante o radente durava poco,
ecco la ragione per cui andava e veniva.
Allora non soltanto la carta gialla da macellaio su cui sfregava i gessi
assorbiva quell' umidità e quel freddo
ma anche la sua pelle e i suoi muscoli,
e tutto ciò veniva reciprocamente trasmesso
dalla carta ai muscoli e dai muscoli alla carta. "
da "Libertà" di Goffredo Parise
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