domenica 24 marzo 2013

Fila 9 numero 177...il tuo posto.


Adesso , che il nostro passato è immerso dentro una nebbia che altera i suoi veri contorni , ho sentito la necessità di tornare nel teatro dove insieme avevamo ascoltato il concerto di Brad Mehldau , dopo una folle corsa in macchina da Trieste a Bergamo per non arrivare in ritardo.
Oggi sono tornato in questo luogo perché ho deciso che voglio ripercorrere e rivivere i luoghi dove il nostro amore ha respirato ed è stato reale, concreto.
Ho voluto tornarci per prendere consapevolezza ancora che la nostra storia non è stata un sogno oscuro. 
Non sono state un  sogno le emozioni che la musica di Brad ci ha fatto vibrare in un unico sentire quella notte come tante altre notti d'amore.
Una musica che ci è appartenuta , in sintonia con il nostro ascoltare profondo e che ci ha riempito l’anima . Una musica che ha indotto le nostre mani a parlare il linguaggio dell’amore. L’amore non detto ma sentito. Mani che si sono sfiorate lievemente , mani che si sono intrecciate. E non è stato un sogno il tuo cercare il mio abbraccio per avvicinare le nostre sensibilità in quel sentire.




Stasera c’è la stessa gente di Clusone . Quella che conosci anche tu . E poi la musica , la nostra , con  la stessa atmosfera che ci ha fatto sentire in sintonia tante volte quando ci siamo concessi del tempo.
Oggi manchi tu , ma io sono sereno perché comunque non ti sento lontana. Sei dentro di me vicinissima.

Sono arrivato in teatro tardi e la ragazza alla biglietteria mi dice che non ci sono più posti disponibili  , è tutto esaurito.
Insisto per cercare di convincerla a trovarmi un posto. Le dico che vengo da lontano e che è importante per me ascoltare questo concerto.
La ragazza gentilmente e dispiaciuta mi ribadisce che purtroppo è tutto esaurito ed esclude la possibilità di un ingresso.
Rassegnato mi dirigo verso l’uscita. La ragazza che percepisce la mia delusione mentre mi allontano mi chiama e mi dice “ Signore attenda! Mi sono ricordata che posso recuperare il biglietto che era stato riservato dall’ufficio stampa per un giornalista che ha declinato l’invito”.
Le sorrido e non sò come ringraziarla e acquisto il biglietto.
Riesco finalmente ad entrare in platea e mi siedo al posto che mi è stato assegnato.
Fila 9  , posto numero 179.
Il posto è in una posizione abbastanza centrale e vicina al palco. Una posizione ideale per ascoltare il concerto.
Il teatro è molto bello con tutti i suoi palchi illuminati da lampadari scintillanti che fanno risaltare i velluti rossi delle poltrone e l’affresco sul soffitto.
Nell’attesa osservo l’affluire del pubblico e pian piano il teatro si riempie in tutti gli ordini di posto. Ogni palco si anima con i più svariati tipi umani  e divengono essi stessi teatrini nel teatro.





Ormai il concerto stà per iniziare. Una voce da un  altoparlante invita il pubblico a prendere posto e a spegnere i cellulari.
Le luci si abbassano e gli ultimi ritardatari si affrettano a sedersi. Mi guardo attorno ed il teatro è ormai silenzioso in un attesa sospesa.
In questo  teatro tutto esaurito forse non è un caso che il posto vicino al mio rimane stranamente vuoto. Quando si sono spente le luci e il concerto è iniziato per i miei vicini quel posto è rimasto libero , in realtà per me ci sei tu che lo occupi. Ho sorriso come tutte le tante altre volte che questo è già accaduto. Ti  abbraccio dentro di me e ascoltiamo insieme la musica di una coppia estrosa e surreale come Uri Caine e Han Bennink , anche loro compagni di viaggio della nostra storia.










Nella penombra ti osservo come ho fatto sempre in tanti concerti . Ho rivisto il tuo sorriso sul tuo volto mentre ti lasciavi trasportare , a occhi chiusi , dal fluire della musica. Ho rivisto l’oscillare gioioso dei tuoi capelli mentre con la testa seguivi il ritmo di Han e di Uri. E con la musica ho sentito anche risuonare le nostre corde , le corde delle nostre anime e ho visto i nostri sguardi inseguirsi in un gioco d’intesa a confermare ancora una volta lo stesso sentire.
E subito dopo ho anche rivisto il tuo cercare il mio abbraccio per non lasciare sfuggire quel nostro momento di magia.
Magia del momento sensibile condiviso tante volte e non solo nella musica. Momenti veri di bellezza vissuta insieme che sono parte di noi e della nostra storia. Momenti esclusivi che continueranno a risuonare vivendo di vita propria in noi per sempre.
Noi così diversi e così uguali come quella strana coppia di Uri e Han . Anche loro così diversi nel presentarsi sul palcoscenico ma così uguali nell’interplay. Complementari l’uno all’altro  nel loro duo , rispettosi ognuno della diversità dell’altro.
Una diversità che diviene apertura e non chiusura , linfa artistica. Un duo che è un solo.  Follia  e estrosità , profondità e leggerezza , allegria e malinconia , ordine e disordine , compostezza e clowneria il tutto in una bellezza unica . Appunto ... diversa.


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