domenica 2 settembre 2012

Anche se poi non è uguale a niente ... né diverso da niente.


Ho una situazione  ricorrente che accade quando mi ritrovo solo immerso nel flusso dinamico o stazionario di persone a me sconosciute  e che mi gravitano attorno casualmente.  
Non mi abbandona mai  l’ illusione  di cercare di  carpire dall’esistenza dei miei simili che mi stanno attorno qualcosa che possa aiutarmi a capire il loro e poi il mio senso dell'esistere.  
E’ una situazione che si verifica per esempio quando mi muovo  tra le corsie di un supermercato o tra le bancarelle di un mercato o ancora tra gli scaffali di una libreria. Quando staziono sulla banchina di un binario nell'attesa di un treno che deve arrivare o tra i corpi abbandonati al sole su una spiaggia. Nel girovagare nelle sale di un museo per una mostra o nella coda d'attesa per entrare  in una sala da concerto . Seduto tra i sedili di un vagone ferroviario durante un viaggio o tra i tavolini di un bar o ancora tra le poltrone di un teatro prima che si apra il sipario e inizi lo spettacolo.
Situazioni dove senza volerlo mi ritrovo a contatto ravvicinato con persone sconosciute che il caso ha portato nelle mie vicinanze  e che quindi ho la possibilità di osservare e ascoltare in piccoli frammenti del loro vivere.

La mente allora si immerge in una sorta di bolla d’aria che mi porta in uno stato di lontananza da tutto ciò che mi circonda. Ma raggiunto questo status la mia attenzione e il mio sguardo diventano cinepresa e si attivano e seguono in particolare qualche tipo umano. Questi tipi umani salgono  sul treno dei miei pensieri dove , isolati dal contesto in cui stanno , cerco di focalizzarne il comportamento e il loro modo di essere.
In questa area protetta solo loro esistono.Tutto il resto diventa rumore di fondo lontano che mi giunge ovattato e sfuocato , senza senso.

Gli occhi  non si lasciano sfuggire ogni fotogramma del loro movimento. Più guardano intensamente  e più vedono. E ad ogni frazione contemporaneamente la mente associa ipotetici pensieri o ipotetici bisogni che diventano causa ed effetto.
In fondo non è altro che un’ operazione di destrutturazione per ridurre il loro esistere a una serie di tanti scatti parziali anziché  percepire un solo moto continuo. Una schematizzazione semplificativa di una realtà che non si può governare per la sua complessità. Allontano la presunzione di riuscire a capire un macrocosmo nel suo intero e quindi fraziono in piccoli  frammenti il vissuto di chi il caso mi ha portato attorno.






Ma quando  questi tipi si allontanano guardo i fotogrammi che mi sono rimasti tra le mani e mi ritrovo che ho colto  solo piccoli frammenti scollegati fra loro che non servono allo scopo di decifrare le loro esistenze.
La mente allora , che non si arrende così facilmente, su questi fotogrammi che presi a se stanti spesso non hanno un senso , architetta delle sceneggiature  e quei tipi umani , ormai fisicamente lontani , subito si tramutano in miei attori pronti a recitare a soggetto per un mio film.
Solo ora quei tanti frammenti ordinati in fila , in una sequenza che scorre alla mia velocità , riprendono un senso. Il mio!
Attori che alla fine recitano ancora parti e controparti del mio vissuto e del mio sentire. Non aggiungono e non sottraggono nulla. Ma ogni volta la situazione si ripete e mi accompagna “anche se poi non è uguale  a niente ...né diverso da niente. “



2 commenti:

  1. Post interessante. Capita spesso anche a me di vivere queste sensazioni. Do a ciascuno di loro un pezzetto di me. E sono io che mi immagino nell'universo dei mondi possibili, tutti paralleli al mio. Con un altro corpo, un'altra espressione, altri pensieri anche.

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  2. Altri corpi , altre espressioni , altri pensieri anche ... ma sempre nostri. In fondo sono stimoli che consentono forse di osservarci con maggior attenzione dall'esterno e quindi vedere lati che normalmente sono nascosti ai nostri occhi oppure che volutamente celiamo a noi stessi.
    Rimangono spunti di riflessione sul nostro modo di essere in rapporto al mondo che ci circonda.
    Talvolta sono visioni che confortano mentre altre volte sconsolano. Comunque sia si ripetono , non finiscono mai , forse perchè in fondo ci sentiamo sempre un pò sconosciuti a noi stessi.

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