mercoledì 25 aprile 2012

Bella ciao




 PER I MORTI DELLA RESISTENZA

Qui
Vivono per sempre
Gli occhi che furono chiusi alla luce
Perchè tutti
Li avessero aperti
Per sempre
Alla luce.


GIUSEPPE UNGARETTI

venerdì 20 aprile 2012

Nils Petter Molvær


“Sto solo suonando della musica. Lavorando ... per realizzare qualcosa di positivo, per rendere qualcuno migliore, più sincero. Questo tipo di interazione per me è un atto politico, specialmente in risposta al caos in cui viviamo”
(tratto dall'intervista di Paul Olson)
OSLO JAZZED OUT - NILS PETTER MOLVAER from KIDAM

domenica 15 aprile 2012

Italo Calvino: il trono è isolato, alto su gradini stretti e ripidi. Il potere ascolta...e circospetto regna nella lunga attesa. Certo lui non sa.


Il re in ascolto

Lo scettro va tenuto con la destra, diritto, guai se lo metti giù, e del resto non avresti dove posarlo, accanto al trono non ci sono tavolini o mensole o trespoli dove tenere, che so, un bicchiere, un posacenere un telefono; il trono è isolato, alto su gradini stretti e ripidi, tutto quello che fai cascare rotola e non si trova più.

Guai se lo scettro ti sfugge di mano, dovresti alzarti, scendere dal trono per raccoglierlo, nessuno lo può toccare tranne il re ; e non è bello che un re si allunghi al suolo, per raggiungere lo scettro finito sotto un mobile, o la corona, che è facile ti rotoli via dalla testa, se ti chini.

L'avambraccio puoi tenerlo appoggiato al bracciolo, così non si stanca: parlo sempre della destra che impugna lo scettro; quanto alla sinistra resta libera; puoi grattarti se vuoi; alle volte il manto di ermellino trasmette un prurito al collo che si propaga giù per la schiena, per tutto il corpo.
Anche il velluto del cuscino, scaldandosi, provoca una sensazione irritante alle natiche, alle cosce. Non farti scrupolo di cacciare le dita dove ti prude, di slacciare il cinturone con la fibbia dorata, di scostare il collare, le medaglie, le spalline con le frange. Sei Re, nessuno può trovarci da ridire, ci mancherebbe anche questa.

La testa devi tenerla immobile, non dimenticarti che la corona sta in bilico sul tuo cocuzzolo, non la puoi calzare sugli orecchi come un berretto in un giorno di vento; la corona culmina in una cupola più voluminosa della base che la regge, il che vuol dire che ha un equilibrio instabile: se ti capita d'appisolarti, di adagiare il mento sul petto, finirà per ruzzolare giù e andare in pezzi, perché è fragile, specie nelle parti di filigrana d'oro incastonate di brillanti.
Quando senti che sta per scivolare devi avere l'accortezza di correggere la sua posizione con piccole scosse del capo, ma devi stare attento a non tirarti su troppo vivamente per non farla urtare contro il baldacchino, che la sfiora coi suoi drappeggi.







Insomma, devi mantenere quella compostezza regale che si suppone connaturata alla tua persona. Del resto, che bisogno avresti di darti tanto da fare? Sei re, tutto quello che desideri è già tuo. Basta che alzi un dito e ti portano da mangiare, da bere, gomma da masticare, stuzzicadenti, sigarette di ogni marca, tutto su un vassoio d'argento; quando ti prende il sonno il trono è comodo, imbottito, ti basta socchiudere gli occhi e abbandonarti contro la spalliera, mantenendo in apparenza la posizione di sempre: che tu sia sveglio o addormentato non cambia nulla, nessuno se ne accorge...

Insomma tutto è stato predisposto per evitarti qualsiasi spostamento. non avresti nulla da guadagnare, a muoverti, e tutto da perdere. Se t'alzi, se t'allontani anche di pochi passi, se perdi di vista il trono anche per un attimo, chi ti garantisce che quando torni non ci trovi qualcun altro seduto sopra? Magari uno che ti somiglia, uguale identico. Va poi a dimostrare che il re sei tu e non lui! Un re si distingue dal fatto che siede sul trono, che porta la corona e lo scettro.

Ora che questi attributi sono tuoi, meglio che non te ne stacchi nemmeno per un istante.

C'è il problema di sgranchirti le gambe, d'evitare il formicolio, l'irrigidirsi delle giunture: certo è un grave inconveniente. Ma puoi sempre scalciare, sollevare i ginocchi, rannicchiarti sul trono, sederti alla turca, naturalmente per brevi periodi, quando le questioni di Stato lo permettono.
Ogni sera vengono gli incaricati della lavatura dei piedi e ti tolgono gli stivali per un quarto d'ora; alla mattina quelli del servizio deodorante ti strofinano le ascelle con batuffoli di cotone profumato.
Insomma, il trono, una volta che sei stato incoronato, ti conviene starci seduto sopra senza muoverti, giorno e notte.

Tutta la tua vita di prima non è stata altro che l'attesa di diventare re; ora lo sei; non ti resta che regnare. E cos'è regnare se non quest'altra lunga attesa?
L'attesa del momento in cui sarai deposto, in cui dovrai lasciare il trono, lo scettro, la corona, la testa.


Pasolini: per capire i cambiamenti della gente italiana bisogna amarla. Io , purtroppo , questa gente italiana , l'avevo amata...Si trattava di un amore reale, radicato nel mio modo di essere.


Quando ero piccola...era come una festa.
Prima della scomparsa delle lucciole.


di Valentina Olivi

Dopo la scomparsa delle lucciole. I "valori", nazionalizzati e quindi falsificati , del vecchio universo agricolo e paleocapitalistico , di colpo non contano più. Chiesa , patria , famiglia , obbedienza , ordine , risparmio, moralità non contano più. E non servono neanche più in quanto falsi. Essi sopravvivono nel clericofascismo emarginato. A sostituirli sono i "valori" di un nuovo tipo di civiltà , totalmente "altra" rispetto alla civiltà contadina e paleoindustriale.
Questa esperienza è stata fatta già da altri Stati . Ma in Italia essa è del tutto particolare , perchè si tratta della prima "unificazione " reale subita dal nostro paese; mentre egli altri paesi essa si sovrappone , con una certa logica , alla unificazione monarchica e alla ulteriore unificazione della rivoluzione borghese e industriale.
Il trauma italiano tra l' arcaicità pluralistica e il livellamento industriale ha forse un solo precedente : la Germania prima di Hitler . Anche qui i valori delle varie culture particolaristiche sono stati distrutti dalla violenta omologazione industriale : con la conseguente formazione di quelle enormi masse, non più antiche (contadine, artigiane) e non ancora moderne (borghesi), che hanno costituito il selvaggio , aberrante , imponderabile corpo delle truppe naziste.
In Italia sta succedendo qualcosa di simile (...) gli italiani ...sono divenuti in pochi anni  un popolo degenerato, ridicolo, mostruoso, criminale.  


di/con Artemisiahate (grande!!amica exSplinder)

Basta soltanto uscire per strada per capirlo. Ma, naturalmente , per capire i cambiamenti della gente italiana bisogna amarla. Io , purtroppo , questa gente italiana , l'avevo amata: sia al di fuori degli schemi del potere (anzi, in opposizione disperata ad essi), sia al di fuori degli schemi populistici e umanitari. Si trattava di un amore reale, radicato nel mio modo di essere.

Ho visto dunque "coi miei sensi" il comportamento coatto del potere dei consumi ricreare e deformare la coscienza del popolo italiano , fino a una irreversibile degradazione.
(...) oggi in realtà  c'è un drammatico vuoto di potere.
 Ma questo è il punto: non un vuoto di potere legislativo o esecutivo, non un vuoto di potere dirigenziale, nè , infine, un vuoto di potere politico in un qualsiasi senso tradizionale. Ma un vuoto di potere in sè. 
(...) la famiglia , costretta , senza soluzione di continuità dai tempi del fascismo , al risparmio , alla moralità: ora il potere dei consumi imponeva ad essa cambiamenti radicali, fino ad accettare ...tutto... senza più limiti (o almeno fino ai limiti consentiti dalla permissività del nuovo potere , peggio che totalitario in quanto violentemente totalizzante).
Gli uomini del potere ...hanno subìto tutto questo , credendo di amministrarselo. Non si sono accorti che esso era "altro": incommensurabile non solo a loro ma a tutta una forma di civiltà.
(...) nella realtà, i potenti coprono , con le loro manovre da automi e i loro sorrisi , il vuoto. Il potere reale procede senza di loro: ed essi non hanno più nelle mani che quegli inutili apparati che , di essi , rendono reale nient'altro che il luttuoso doppiopetto.

Tuttavia nella storia il "vuoto" non può sussistere : esso può essere predicato solo in astratto e per assurdo. E' probabile che in effetti il "vuoto" di cui parlo stia già riempiendosi , attraverso una crisi e un riassestamento che non può sconvolgere l'intera nazione. Ne è un indice ad esempio l'attesa "morbosa" del colpo di Stato. Quasi che si trattasse soltanto di "sostituire" il gruppo di uomini che ci ha tanto spaventosamente governati per trent'anni , portando l' Italia al disastro economico, ecologico, urbanistico, antropologico.  In realtà la falsa sostituzione di queste "teste di legno" con altre "teste di legno", attuata attraverso l'artificiale rinforzamento dei vecchi apparati del potere fascista , non servirebbe a niente.
Il potere reale che da anni le " teste di legno" hanno servito senza accorgersi della sua realtà : ecco qualcosa che potrebbe aver già riempito il " vuoto".

tratto da " Scritti corsari " di Pier Paolo Pasolini (Nuova Biblioteca Garzanti) ..."profezia" del  1° febbraio 1975. L'articolo delle lucciole . Pubblicato sul "Corriere della Sera" col titolo " Il vuoto di potere in Italia"

Preferisco gli apostrofi alle parole

 

Un corpo in attesa nella luce nella notte diventa lo strumento per conoscersi.
Il corpo si perde nelle ombre, trascende sè stesso, diviene la superficie malleabile che una luce modella.
Le ombre lo fanno divenire non-corpo.
La carne diventa ombra, si dissolve nell'oscurità più profonda ma riappare nella luce in piccole, morbide forme geometriche.
L'ombra creata dal corpo diventa carne, si distingue dal suo fondo fatto di forme di luce, per diventare corpo che si automodifica, e si sintetizza in una linea sinuosa, identitaria.
La sensazione che si vive in questo luogo della stasi, apparentemente infinito e senza tempo, ci offre la sensazione di un presente continuo.
L' istante si ripete e si frammenta.
C' è un senso di chiusura dato dalla ripetitività martellante.
Il suono scandisce il tempo ciclico che è proprio natura.
I suoni, la loro scansione, ci risvegliano dalla opprimente stasi fisica.
Una nuova comprensione si fa strada.
E' il tempo ciclico che sempre si ripete.
Un moto statico.
Ma ora la sensazione opprimente della stasi, la nuova della ciclicità naturale, muta in processo creativo.

di Valentina Olivi
caratteristiche tecniche sei schermi digitali in loop

giovedì 12 aprile 2012

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi



Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.




Scenderemo nel gorgo muti.




Cesare Pavese

Stig Dagerman e Cesare Pavese grandi Poeti e fratelli d’anima

Il cammino della bellezza è seminato di dolore, dolore e ancora dolore...fino al limite oltre il quale il male di vivere diventa insopportabile.


Têtes Raides - Notre besoin de consolation est impossible à rassasier [Corps de mots] by poka

Mi manca la fede e non potrò mai, quindi, essere un uomo felice, perché un uomo felice non può avere il timore che la propria vita sia solo un vagare insensato verso una morte certa.


Nessuno è in grado di enumerare tutti i casi in cui la consolazione è una necessità. Nessuno sa quando cala l’oscurità, e la vita non è un problema che possa essere risolto dividendo la luce per la tenebra e i giorni per le notti, è invece un viaggio pieno d’imprevisti tra luoghi inesistenti.
Posso per esempio camminare sulla spiaggia e all’improvviso sentire la spaventosa sfida dell’eternità alla mia esistenza nell’incessante movimento del mare e nell’inarrestabile fuga del vento.
Cos’è allora il tempo se non una consolazione perché niente d’umano può essere perenne?


Non possiedo una filosofia in cui potermi muovere come l’uccello nell’aria e il pesce nell’acqua.
Tutto quello che possiedo è un duello, e questo duello viene combattuto in ogni istante della mia vita tra le false consolazioni, che solo accrescono l’impotenza e rendono più profonda la mia disperazione, e le vere consolazioni, che mi guidano a una temporanea liberazione.
Dovrei forse dire: la vera consolazione, perché a rigore non c’è per me che una sola vera consolazione, e questa mi dice che sono un uomo libero, un individuo inviolabile, una persona sovrana entro i miei limiti.


Uomini diversi hanno padroni diversi…
E quando infine sopravviene la depressione, sono schiavo anche di quella.
Il mio più grande desiderio diventa quello di trattenerla, il mio più grande piacere è sentire che il mio unico valore stava in ciò che credo di aver perduto: la capacità di spremere bellezza dalla mia disperazione, dal mio disgusto e dalle mie debolezze. Con gioia amara voglio vedere le mie case crollare e me stesso sepolto nell’oblio.
Ma la depressione ha sette scatole, e nella settima sono riposti un coltello, una lametta da barba, un veleno, un’acqua profonda e un salto da una grande altezza. Finisco per essere schiavo di tutti questi strumenti di morte. Mi seguono come cani, o sono io a seguirli come un cane.
E mi pare di capire che il suicidio è l’unica prova della libertà umana.
 


Notre besoin de consolation est impossible à rassasier (2007) from

Dal momento che mi trovo sulla riva del mare, dal mare posso imparare.
Nessuno ha il diritto di pretendere dal mare che sorregga tutte le imbarcazioni o di esigere dal vento che riempia costantemente tutte le vele. Così nessuno ha il diritto di pretendere da me che la mia vita divenga una prigionia al servizio di certe funzioni.


Non il dovere prima di tutto, ma prima di tutto la vita!

Come ogni essere umano, devo avere diritto a dei momenti in cui posso farmi da parte e sentire di non essere solo un elemento di una massa chiamata popolazione terrestre, ma di essere un’unità che agisce autonomamente.


…tutto quel che conferisce alla mia vita il suo contenuto meraviglioso – l’incontro con una persona amata, una carezza sulla pelle, un aiuto nel bisogno, il chiaro di luna, una gita in barca sul mare, la gioia che dà un bambino, il brivido di fronte alla bellezza – tutto questo si svolge totalmente al di fuori del tempo. Che io incontri la bellezza per un secondo o per cent’anni è del tutto indifferente. Non solo la beatitudine si trova al di fuori del tempo, ma essa nega anche ogni relazione tra il tempo e la vita.


Depongo dunque il fardello del tempo dalle mie spalle e, con esso, quello delle prestazioni che da me si pretendono. La mia vita non è qualcosa che si debba misurare. Né il salto del capriolo né il sorgere del sole sono delle prestazioni. E nemmeno una vita umana è una prestazione, ma uno svilupparsi e ampliarsi verso la perfezione. E ciò che è perfetto non dà prestazioni, opera nella quiete.
È privo di senso sostenere che il mare esiste per sorreggere flotte e delfini. Lo fa, certo, mantenendo però la sua libertà.
Ed è altrettanto privo di senso affermare che l’uomo esiste per qualcos’altro che non sia il vivere. Certo, egli alimenta macchine o scrive libri, ma potrebbe fare qualsiasi altra cosa. L’essenziale è che faccia quel che fa mantenendo la propria libertà e con la chiara coscienza di avere in sé – come ogni altro della creazione – il proprio fine. Egli riposa in se stesso come una pietra sulla sabbia.


Ma dov’è adesso la foresta in cui l’uomo possa dimostrare che è possibile vivere in libertà, al di fuori delle norme irrigidite della società?Sono costretto a rispondere: in nessun luogo. Se voglio vivere in libertà, dev’essere – per ora – all’interno di queste forme. Il mondo è dunque più forte di me.
Al suo potere non ho altro da opporre che me stesso – il che, d’altra parte, non è poco. Finché infatti non mi lascio sopraffare, sono anch’io una potenza.
E la mia potenza è temibile finché ho il potere delle mie parole da opporre a quello del mondo, perché chi costruisce prigioni s’esprime meno bene di chi costruisce la libertà.



Ma la mia potenza sarà illimitata il giorno in cui avrò solo il mio silenzio per difendere la mia inviolabilità, perché non esiste ascia capace di intaccare un silenzio vivente.

Questa è la mia unica consolazione. So che le ricadute nella disperazione saranno molte e profonde, ma il ricordo del miracolo della liberazione mi sostiene come un'ala verso una meta vertiginosa: una consolazione più bella e più grande di una filosofia , vale a dire una ragione di vita.

 

da il “ Il nostro bisogno di consolazione” di Stig Dagerman -Iperborea
 


Têtes Raides - Notre besoin de consolation.....