domenica 15 aprile 2012

Preferisco gli apostrofi alle parole

 

Un corpo in attesa nella luce nella notte diventa lo strumento per conoscersi.
Il corpo si perde nelle ombre, trascende sè stesso, diviene la superficie malleabile che una luce modella.
Le ombre lo fanno divenire non-corpo.
La carne diventa ombra, si dissolve nell'oscurità più profonda ma riappare nella luce in piccole, morbide forme geometriche.
L'ombra creata dal corpo diventa carne, si distingue dal suo fondo fatto di forme di luce, per diventare corpo che si automodifica, e si sintetizza in una linea sinuosa, identitaria.
La sensazione che si vive in questo luogo della stasi, apparentemente infinito e senza tempo, ci offre la sensazione di un presente continuo.
L' istante si ripete e si frammenta.
C' è un senso di chiusura dato dalla ripetitività martellante.
Il suono scandisce il tempo ciclico che è proprio natura.
I suoni, la loro scansione, ci risvegliano dalla opprimente stasi fisica.
Una nuova comprensione si fa strada.
E' il tempo ciclico che sempre si ripete.
Un moto statico.
Ma ora la sensazione opprimente della stasi, la nuova della ciclicità naturale, muta in processo creativo.

di Valentina Olivi
caratteristiche tecniche sei schermi digitali in loop

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