Da piccoli
giocavamo a nascondino.
Non so se ti
ricordi i nostri giochi.
Tutti si
nascondono, uno ha da aspettare
La faccia contro
il muro o contro un albero
La mano copre gli
occhi finché l’ultimo
Ha trovato il suo
rifugio, e chi vien visto
gareggia nella
corsa con chi cerca.
Se giunge primo
all’albero può dirsi
Libero, altrimenti
ha da fermarsi sull’istante
E pare che quel
colpo di mano
contro il muro o
contro l’albero lo inchiodi
A terra come la
pietra di una tomba.
Non può muovere un
passo finché l’ultimo
Non è stato
trovato. E se l’ultimo
E’ ben nascosto
non lo si trova più.
Così tutti costoro
che impietriti
Stanno come
monumenti di se stessi
Aspettano
quest’ultimo. E talvolta
capita che chi è
nascosto muoia
E il suo rifugio
non viene trovato
Né alcun moto di
fame può strapparlo
Alla sua morte,
che lo ha sorpreso altrove
perché i morti non
sentono la fame.
In questi casi non
c’è resurrezione.
Chi cerca ha
rivoltato quattro volte
Ogni pietra, e ora
ha da aspettare
La faccia contro
il muro o contro l’albero
La mano copre gli
occhi, finché il mondo
Non gli è passato
accanto. Lo vedi dal suo passo.
Fratello, copri
gli occhi con la mano.
Ma agli altri
inchiodati da chi cerca
A terra con quel
colpo della mano
Contro il muro o
contro l’albero perché
Non sono stati
rapidi a fuggire
Dal loro rifugio
così poco sicuro
Manca la mano per
coprirsi gli occhi
Poiché non possono
muoversi e neppure
chiuderli, gli
occhi, stando alla regola.
E aspettano come
pietre al cimitero.
L’ultimo sguardo
con gli occhi spalancati.
Heiner Müller
Complimenti per il blog: poesia, grazia e bellezza!
RispondiEliminaun abbraccio
Scarlett