sabato 31 ottobre 2009

Ritratto di un uomo invisibile : mio padre.



"Da un sacchetto di foto assortite : un trucco fotografico realizzato in un studio di Atlantic City negli anni Quaranta. Vari ritratti di lui seduto intorno a un tavolo , ciascuno preso da diversa angolazione , per cui sulle prime sembra un gruppo di uomini diversi. Il buio che li circonda e la rigidità delle pose farebbero pensare che siano riuniti per una seduta spiritica.
Poi , osservando con attenzione, si comincia a capire che tutti quegli uomini in realtà sono sempre lo stesso : la seduta spiritica diventa reale , è come se lui fosse tornato a evocare se stesso richiamandosi dal regno dei morti; come se , moltiplicandosi , inconsapevolmente si fosse fatto sparire.
Ci sono cinque varianti della sua immagine , ma la natura del trucco nega loro il beneficio di qualsiasi contatto visivo.
Ciascuno è condannato a fissare lo spazio come fosse sotto gli occhi degli altri , ma senza vedere nulla , senza mai vedere nulla. E' un ritratto della morte, il ritratto di un uomo invisibile."



(In ricordo di mio padre che mi ha lasciato qualche mese fa dopo un lungo periodo di forzato e sofferente silenzio. Solo gli sguardi parlavano per noi ... e stanotte invece è tornato a trovarmi ed ho ascoltato di nuovo la sua voce , finalmente serena.)

"Eravamo cristalizzati in un rapporto immutabile, divisi da una muraglia. Di più : mi resi conto che in tutto questo io non c'entravo nulla ; la partita si svolgeva interamente dentro di lui . Come tutte le altre cose che facevano parte della sua vita, mi vedeva solo attraverso le nebbie della sua solitudine, a distanza di svariati diaframmi.
Credo che il mondo per lui fosse un luogo remoto, un luogo dove non potè mai entrare veramente, e laggiù, lontano, fra tutte le altre ombre che gli erano sfilate davanti, ero nato io , ed ero diventato suo figlio , e cresciuto , quasi non fossi a mia volta che un'ombra , apparendo e sparendo in una regione mal illuminata della sua coscienza."



...brani tratti da "L'invenzione della solitudine." di Paul Auster -Einaudi

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Commenti riportati da Splinder :
 
#1 03 Ottobre 2010 - 20:44

quanta bellezza in questa pagina e quanti ricordi;


se tu venissi da me padre mio
ti chiederei di dirmi le cose
di parlarmi ancora
come facevi allora
di portarmi in un cinematografo
e di sorreggermi la mano
Io, coi calzoncini corti e l'orgoglio
di stringermi nelle tue mani
tu figlio e io figlia
tu padre coi tuoi affanni
e le tue notti per noi
parlami ancora se puoi, non abbandonarmi
rientra per un attimo nel minuto e dimmi
dimmi ancora i ricordi della tua adolescenza
dividi il pane e le patate lesse
con noi che poveri non siamo stati mai

e ora che ci siamo ritrovati
non abbandonarmi in questo luogo
troppo bianco, troppo luminoso
c'è l'azzurro ricoperto di farfalle
e la pioggia sui tetti da asciugare
non lasciare lo spazio alla notte
lascia la vibrazione di un sorriso
che ti illumina oltre il tuo stesso volere

Oh padre...parlami ancora
della vita. della sua transumanza
nella stagione estiva
nella stagione invernale
utente anonimo
#2 02 Aprile 2011 - 22:33

sai chi ha scritto
se tu venissi da me padre mio...
inviato come commento; sempre Paul Auster?

Claudio
utente anonimo
#3 24 Giugno 2011 - 01:51

mi capita di tornare su questa pagina; mi aiuta a riflettere e a capire ...sono tante le cose che ancora non sai e non sai quanto ti ascolto, quanto sento e quanto penso che in questo luogo non mi sento mai la benvenuta... stanotte farò tardi; non sempre ti racconto le mie insonnie... non ti dico che mi sento un'intrusa nei luoghi della tua anima...mi vergogno di entrare col mio nome...forse perchè tu non sei mai venuto da me col tuo nome e neppure col tuo nik; forse ti vergogni di me? ...stanotte vorrei ascoltarti ma so già come andrebbe a finire...tu parleresti di letteratura, di musica e di teatro: io invece vorrei ascoltare solo te...e tacere per sempre...ti lascio un abbraccio. buonanotte, sogni sereni...

utente anonimo